INTRODUZIONE
“Il cedimento morale di
tanti cristiani, anzi la crisi stessa della Chiesa e delle Istituzioni hanno
una causa: l’indebolimento della fede. È impossibile vivere la morale cattolica
se non si è più che convinti, e fino in fondo, che Gesù Cristo è il Figlio di
Dio e che nel Vangelo è contenuto il progetto divino per l’uomo” (Joseph Ratzinger).
Questo Corso di
Filosofia
è una iniezione di
speranza ed un antidoto al dissolvimento in atto della cultura occidentale nata
in Europa e dall’Europa di oggi tradita. Il corso è un itinerario in quattro tappe, ognuna delle
quali prevede da otto a dodici conferenze pubbliche, per conoscere e capire
l’intera storia del pensiero filosofico occidentale. Attraverso una metodologia
accattivante e con l’ampio ricorso a materiale multimediale esplicativo, per
venire incontro in particolar modo a chi non si è mai cimentato con la
Filosofia. Vengono riproposte le riflessioni e l’impianto teoretico dei
principali filosofi che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo della
cultura occidentale. Una panoramica completa, a carattere divulgativo ma non
superficiale, destinata a tutti coloro che per responsabilità di educatori o
genitori o per semplice curiosità hanno il desiderio di orientarsi in modo
consapevole e completo nel vasto scenario del pensiero filosofico. Le varie
conferenze, della durata di circa un’ora l’una, rappresentano un’occasione
unica per accostarsi in modo piacevole e competente alle idee su cui si fondano
la società, la cultura, la religione, la storia e l’identità del mondo
occidentale, specialmente in questo momento così difficile di incontro scontro
e fusione con altre culture. In questa prima tappa, dal significativo titolo
“Il genio dei Greci”, vengono affrontati gli albori e i primi sviluppi del
pensiero filosofico: dai primi pensatori, interessati all’indagine intorno ai
principi della “natura”, fino alla grande sintesi del pensiero platonico e
aristotelico.
Questa iniziativa è stata ispirata dall’impegno pastorale di Benedetto
XVI per un recupero della cultura cattolica e delle Radici cristiane
dell’Europa. Non a caso in questo difficilissimo periodo storico è salito al
soglio pontificio papa Ratzinger, il più importante Filosofo e Teologo dell’età
contemporanea.
“Il Cristianesimo ha profondamente modellato questo
continente: l’Europa non può e non deve rinnegare le sue Radici Cristiane”
(Benedetto XVI)
"È
urgente che sorga una nuova generazione di Apostoli radicati nella Parola di
Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere
dappertutto il Vangelo" (Benedetto XVI)
IL PIANO COMPLETO DELL’OPERA IN 4 TAPPE
1.
la filosofia greca ”Il Genio dei
Greci” (8 lezioni)
2. la
filosofia medioevale “La luce del Medioevo” (8 lezioni)
3. la
filosofia moderna “La Rivoluzione Moderna” (10 lezioni)
4. la
filosofia contemporanea “L’eclissi del pensiero” (12 lezioni)
Come nascono queste dispense
Buona parte
di quanto segue consiste in una raccolta di appunti presi durante le Conferenze
/ Lezioni trasmesse da Tele Umbria dal 2013 al 2015, ampliati, con i contributi
anche di altri eminenti filosofi, di articoli di esperti, nonché di molti
documenti di Benedetto XVI, commentati e organizzati graficamente e con
bibliografie consigliate per ogni argomento.
Conoscere e capire il
pensiero occidentale è oggi di importanza vitale per aiutare noi e i nostri
figli ad affrontare le moderne problematiche di questo nostro mondo occidentale
in continua evoluzione e rivoluzione e forse anche a rischio di estinzione.
Gianfausto Fabbrucci – gianfaustofabbrucci@tiscali.it
(autore delle dispense e produttore dell’edizione Multimediale a cui
chiedere gratuitamente copia delle singole lezioni in ppt e relative dispense
in pdf per uno studio individuale o da videoproiettare in parrocchia o in
Associazione).
Principali relatori delle Conferenze:
Prefazione
Dall’enciclica di San Giovanni Paolo
II “Fides
et Ratio” che ha ispirato questo corso: La fede e la ragione
sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto
nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di
conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena
verità su se stesso (cfr Es 33, 18; Sal 27
[26], 8-9; 63 [62], 2-3; Gv 14, 8; 1 Gv 3,
2).
INTRODUZIONE « CONOSCI TE STESSO »
1. Sia in Oriente che in Occidente, è possibile ravvisare un
cammino che, nel corso dei secoli, ha portato l'umanità a incontrarsi
progressivamente con la verità e a confrontarsi con essa. È un cammino che s'è
svolto — né poteva essere altrimenti — entro l'orizzonte dell'autocoscienza
personale: più l'uomo conosce la realtà e il mondo e più conosce se stesso
nella sua unicità, mentre gli diventa sempre più impellente la domanda sul
senso delle cose e della sua stessa esistenza.
Quanto viene a porsi come oggetto della nostra conoscenza
diventa per ciò stesso parte della nostra vita. Il monito Conosci te
stesso era scolpito sull'architrave del tempio di Delfi, a
testimonianza di una verità basilare che deve essere assunta come regola minima
da ogni uomo desideroso di distinguersi, in mezzo a tutto il creato,
qualificandosi come « uomo » appunto in quanto « conoscitore di se stesso ».
Un semplice sguardo alla storia antica, d'altronde, mostra con
chiarezza come in diverse parti della terra, segnate da culture differenti,
sorgano nello stesso tempo le domande di fondo che caratterizzano il percorso
dell'esistenza umana: chi sono? da dove vengo e dove vado? perché la
presenza del male? cosa ci sarà dopo questa vita? Questi interrogativi
sono presenti negli scritti sacri di Israele, ma compaiono anche nei Veda non
meno che negli Avesta; li troviamo negli scritti di Confucio e Lao-Tze come
pure nella predicazione dei Tirthankara e di Buddha; sono ancora essi ad
affiorare nei poemi di Omero e nelle tragedie di Euripide e Sofocle come pure
nei trattati filosofici di Platone ed Aristotele. Sono domande che hanno la
loro comune scaturigine nella richiesta di senso che da sempre urge nel cuore
dell'uomo: dalla risposta a tali domande, infatti, dipende l'orientamento da
imprimere all'esistenza.
Risposta del cristianesimo:
Tratto da Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico. Queriniana, Brescia 2007.
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LE BASI DEL PENSIERO GRECO
La nascita della filosofia in Grecia è uno degli eventi più decisivi
nella storia dell’uomo.
Si può dire addirittura che sia il più decisivo e sta alla base dell’intero
sviluppo della civiltà occidentale e della sua storia. Le forme di questa
civiltà hanno dominato su tutta la terra e hanno determinano anche la nostra
esistenza individuale.
La
filosofia greca apre lo spazio in cui vengono a muoversi le istituzioni
sociali, le élite come le masse, l’arte, la scienza, la religione, l’educazione
e il linguaggio con cui la civiltà occidentale esprime il mondo e si confronta
con le altre culture.
In
questa attuale esperienza di nuove migrazioni di massa il confronto con altre
culture è determinante per un dialogo che eviti conflitti e incomprensioni, ma
questo è solo possibile se noi conosciamo bene la nostra cultura, cosa che al
momento risulta compromessa dall’abbandono esteso dei nostri valori, cioè di
cosa potremmo offrire ai nuovi ospiti e di come potremmo arricchirci di valori
che loro potrebbero portarci.
Ricominciamo
quindi daccapo a studiare sul serio la nostra cultura e la nostra storia per
non rimanere vittime di “venti di dottrina”, che come afferma il Papa emerito
Benedetto XVI , nascono da ogni dove per confondere l’uomo e allontanarlo dalla
Verità.
LA FILOSOFIA NASCE IN GRECIA
La
Filosofia nasce in Grecia circa 2.500 anni fa da un bisogno di alcuni pensatori
di conoscere la Verità delle cose e dell’uomo, cioè da un bisogno nuovo di
conoscere il mondo usando la ragione, cercando con essa l’origine delle cose.
La particolare importanza geografica e
commerciale della città di Mileto nello Ionio, cerniera fra Oriente e
Occidente, incrocio di culture e di religioni permise ai suoi abitanti di
conoscere la cultura astronomica babilonese e la matematica e la geometria
degli egizi. Questo favorì il nascere di un pensiero concreto e razionale.
Questo pensiero mise in discussione le
credenze e i Miti che fino ad allora avevano tentato di dare una spiegazione o
una giustificazione dei fenomeni naturali e delle passioni umane del loro
tempo.Il Mito è una serie di racconti intrisi di elementi divini tramandati
dalla tradizione orale che voleva spiegare le origine dell’universo, delle cose
e dell’uomo e forniva risposte alle domande di fondo sulla vita e sui fenomeni
della natura.
I primi pensatori, che nella storia
della Filosofia furono poi chiamati “Presocratici” perché prima di Socrate che
iniziò un percorso più preciso nella ricerca della Verità, furono coloro ai
quali le storie dei Miti non soddisfacevano il loro bisogno di rispondere alle
domande: Qual è la vera origine delle cose? Qual è la sostanza di tutte le
cose? Come possiamo spiegare la molteplicità delle cose che esistono in natura?
Cercavano cioè risposte più accettabili dalla ragione e più convincenti, anche
se meno fantastiche.
Possiamo affermare che la preoccupazione
di questi primi filosofi, che sarà poi la preoccupazione di tutti i loro
successori è la ricerca di un Sapere innegabile e incontrovertibile, cioè un
Sapere che sia Vero per se stesso e non per una “convenzione” o per una
adesione emotiva o affettiva a racconti, spesso anche molto poetici, ma tutti
da verificare. In altre parole, e qui sta il grande pregio della Filosofia, essa è nata come disciplina per riconoscere la Verità delle
cose, in contrapposizione o in appoggio a ciò che si crede di sapere
attraverso la tradizione, i racconti e i Miti.
A questo punto conviene analizzare i
concetti che stanno dietro ad alcune parole greche che i filosofi usano come
“strumenti” per la loro ricerca della Verità.
Mýthos
Mýthos che
sta a significare: parola, sentenza,
annunzio, cioè la spiegazione stessa della realtà. I presocratici a questo
si contrappongono perché vedono nel Mito quasi una sovrastruttura inventata
dall’uomo nella quale riflette la sua cultura, ma che di fatto copre o nasconde
la vera realtà della natura, cioè la interpreta ma inficiata dalle sue idee e
dalle sue aspettative. Il Senso delle cose nel Mito è prodotto dall’uomo. I
primi filosofi, ma poi anche gli altri, invece pretendono che sia la realtà e
la sua evidenza che si imponga all’Uomo, che si faccia riconoscere dall’Uomo,
per essere considerata Reale e Vera. Il racconto mitologico è di fatto una
poesia, cioè un “manufatto” dell’uomo o un prodotto (poiesis) dell’uomo, condiviso da una certa società, ma che non è la
realtà.
Philosophia
È gioco forza ora riflettere sulla
parola Filosofia (Philosophia, composta da Philèin = amore e Sophia
= sapere). Normalmente la prima spiegazione che si dà è che Filosofia vuol dire
Amore per il Sapere, ma che i greci
intendevano più come avere a cuore il Sapere, aver cura del Sapere, preoccuparsi del vero Sapere.
Esaminiamo
ora la parola Sapere (Sophia). Essa
contiene al suo interno parte della parola Sapiente (Sophos), parte dell’aggettivo Chiaro, Manifesto, Evidente (Saphes) e parte della parola Luce,
Splendore, Foto (Phaos). Da qui se ne
ricava che la cura per il Sapere è di fatto la cura per qualcosa di splendido,
meraviglioso, stupefacente, cioè che sta nella luce e si impone a noi perché è
luce. Luce vera, non artificiale o riflessa come quella costruita dall’uomo per
tamponare provvisoriamente un bisogno inconscio di spiegazione.
Filosofia quindi va intesa come la
intendevano i Greci: il prendersi cura o l’avere a cuore (amare – philein), ciò che è nella luce e non può
essere in alcun modo negato. Il Sapere che perseguono i greci è quindi un
sapere che possa contrapporsi a tutto ciò che lo può inquinare e che quindi è
sicuramente incontrovertibile e a maggior ragione Vero.
Alètheia
Da qui la necessità di assaporare il
concetto di Verità e delle due parole che la definiscono: Alètheia ed Epistème.
Alètheia è composto da Letheia che è
il nome di un fiume nascosto, che non si riesce a vedere e il prefisso A, il
suo contrario, quindi Alètheia vuol dire “ciò
che non è nascosto”, ciò che è evidente, ciò che si dona, che si manifesta
perché sta nella luce e che è così evidente da non poter essere negato da nessuno.
Epistème
Epistème invece
è composto da Histemi, stare, porre,
stabilire, con il prefisso Epì che
significa sopra, su. Epistème quindi lo stare (stème) sopra (epì), che
si impone a tutto ciò che pretende negare ciò che sta o è. Riassumendo qui vi é il concetto di Verità come portare alla luce ciò che è nascosto e che si impone come
innegabile, incontrovertibile e stabile
nel tempo.
Physis
Ciò che è innegabile, incontrovertibile
e in grado di controbattere qualsiasi negatore della Verità è quello che i
greci chiamano Physis (pr. Fiusis).
La nostra traduzione in Fisica o in Natura non è quella che loro intendono,
essi con Physis intendono l’Essere,
tutto ciò che è. In effetti la grandezza dei filosofi che si chiamano anche
Fisici, è quella del loro stupore di fronte all’Essere e di fronte
all’impossibilità che esista il nulla. La Physis è un tutto omnicomprensivo, è
tutto ciò che esiste, è la totalità delle cose. La Physis è l’Essere, è il tutto, ma un tutto che è vivo e
animato. Al di là dell’essere c’è il nulla, ma il nulla è un “non è”. Tutto ciò
che può essere è Physis.
C’è una identità in ogni cosa che è come
un filo conduttore che attraversa tutto l’esistente nonostante ogni cosa e ogni
essere sia distinto dagli altri. Siamo insieme nell’essere, questa è una
identità che ci vede comuni abitatori della Physis. Esiste un tratto identico
in tutte le cose seppur diverse le une dalle altre. Eraclìto infatti affermerà
che “tutte le cose sono uno”, cioè tutte abitatrici del tutto. Tutte le cose
nascono, vivono e muoiono sempre e solo nel tutto. Non esiste nulla nel nulla,
cioè in ciò che non è.
Stoichèion
Stoichèion è
un'altra parola chiave per capire la Filosofia, cioè l’elemento comune,
l’identità del diverso, la sostanza, il segno o sostegno che accomuna tutto ciò
che è contenuto nella Physis. Stoichèion può voler dire anche Segno zodiacale,
segno che sta nel cielo, ma che pur essendo segno di qualcosa, per esempio di una
costellazione, fa parte del firmamento sul quale poggiano tutte le altre
costellazioni, anche se composte da stelle diversissime come lucentezza e forma
e lontanissime fra loro come quelle comprese in una ben definita costellazione.
Stoichèion è il tratto comune di tutte
le cose, l’elemento costitutivo.
Archè
Archè, dal
greco “principio, origine”, termine il cui uso risale ai primordi della
tradizione filosofica. La scuola ionica designa infatti con il nome di Archè
la sostanza primordiale, da cui pensa derivate tutte le cose. Se tutto ciò
che c’è è la Physis e non c’è nulla al di fuori di essa, da che parte viene ciò
che c’è? E dove va quando ha finito il suo ciclo? Qual è il principio da cui le
cose vengono e in cui ritornano?
Questo
principio i greci lo chiamano Archè: principio di tutte le cose,
unità da cui tutto proviene e nella quale tutto ritorna, principio che non può
essere il nulla e quindi è anch’esso parte della Physis. Archè rappresenta ciò
che i filosofi cercano. Una metafora che ci può aiutare e quella di immaginare
il mare come la Physis, le onde del mare, sempre diverse fra loro, sono le cose
esistenti. Queste onde hanno un principio comune da cui si originano e nel
quale si sciolgono, cioè il mare. Il mare quindi è l’elemento comune di tutte
le onde. Questa è la grandezza di questi pensatori dai quali prende il via
tutta la cultura e la sapienza occidentale.
Lògos
“Lògos” (in greco: λόγος)
deriva dal greco λέγω (légο) che significa scegliere, raccontare,
enumerare, parlare, pensare. I termini latini corrispondenti (ratio, oratio) significano discorso,
apprezzamento, relazione, legame, ragion
d'essere, causa, spiegazione,
enunciato, definizione, argomento, ragionamento, ragione.
Riassumiamo queste parole con il loro
significato:
1.
|
Mythos
|
spiegazione della realtà attraverso racconti, leggende, gesta
eroiche e non, di uomini, semidei e divinità
|
2.
|
Philosophia
|
aver a cuore la conoscenza della Verità e del Sapere
|
3.
|
Alètheia
|
ciò che si manifesta chiaramente
|
4.
|
Epistème
|
ciò che si impone e non si può negare
|
5.
|
Physis
|
il tutto omnicomprensivo di tutto
|
6.
|
Stoichèion
|
è il tratto o segno comune di tutte le cose, l’elemento
costitutivo
|
7.
|
Archè
|
principio di tutte le cose, fine di tutte le cose, ma che
anche lui fa parte della Physis
|
8.
|
Lògos
|
ragion d’essere, spiegazione, causa di tutto, racconto, ecc. (rapporto esatto in matematica)
|
Così Aristotele, a posteriori, ci spiega
il pensiero dei primi filosofi:
< ritengono che nulla si
generi e nulla si distrugga.>>
(dal libro della Metafisica di Aristotele)
Mýthos e Lògos (di Giovanni Reale)
Una tesi molto tradizionale descrive la nascita della filosofia
come un passaggio dal mýthos al lògos. Poiché questi due termini indicano entrambi, in greco, una certa
forma di “parola” o “discorso”, la filosofia sarebbe nata quando
la parola “logica”,
nel senso di “razionale”, ha soppiantato la parola mitica. Infatti
il termine lògos da allora
in poi indica quel particolare tipo di discorso di carattere
razionale che si propone al
consenso di chi lo ascolta perché organizzato in forma
argomentativa.
Non è un caso che lògos significhi anche “proporzione”,
“rapporto esatto” (ad esempio, in matematica): si tratta dunque di un discorso
che esprime contenuti verosimili (proporzionati)
e articolati secondo relazioni ben precise. Il mito,
invece, è la parola magica della rivelazione, della religione, o della
superstizione. Il suo contenuto è costituito da racconti di
carattere fantasioso, inverosimile e sproporzionato, e la sua capacità persuasiva si
fonda su motivazioni estranee alla ragionevolezza di ciò che dice.
Dal mýthos al lògos
Il passaggio dal mýthos al lògos
sembra dunque rappresentare il processo attraverso il quale l’umanità si libera
da un modo ingenuo e infantile di considerare le cose e conquista un
metodo di indagine più maturo e consapevole. Tuttavia, questa
maniera di considerare il
problema è stata più volte messa in discussione. Alcuni storici
hanno osservato che
“mito” è una parola molto particolare, in cui non si distingue
bene la forma dell’espressione
dalla cosa significata. Quando diciamo, ad esempio, che il mito
racconta cose inverosimili,
immaginiamo una situazione in cui chi ascolta la parola mitica si
accorge bene
del fatto che narra cose incredibili, ma vi crede ugualmente per
deferenza verso l’autorità
che la comunica (gli dei o i loro intermediari). Ciò presuppone
nell’uditore l’esistenza
di un criterio razionale per distinguere il vero dal falso,
insieme alla decisione di sospendere
provvisoriamente la sua validità: proprio come fa oggi un
cristiano, che provvisoriamente
sospende la sua fede nelle leggi della natura per credere, in base
alla parola divina,
che durante le nozze di Cana l’acqua è stata trasformata in vino.
Ma si tratta probabilmente
di un atteggiamento troppo moderno perché possa essere attribuito
alla cultura mitica:
il mito, per le sue particolari caratteristiche e per il contesto
in cui veniva pronunciato,
era inteso come parola che dice immediatamente la verità. È
chiaro perciò che la
differenza tra il mito e il lògos non può consistere nel
fatto che il primo racconta delle
storie mentre il secondo persegue la verità, perché il mito aveva
la stessa ambizione del
lògos di dire il vero, e
come tale veniva percepito.
Priorità del lògos
L’ipotesi
che abbiamo appena esposto ha il merito di aver messo in dubbio una
contrapposizione troppo rigida tra mito e filosofia. Ma non è sufficiente a
ribaltare i termini del problema.
La
filosofia occidentale, nel suo più che millenario sviluppo, si è sempre basata
sull’uso
del discorso razionale. Quindi, se anche ci fosse una verità indipendente
da
qualunque
discorso razionale, probabilmente non sarebbe oggetto della filosofia, quanto
piuttosto
della religione o della poesia. La filosofia, al massimo, può riconoscere che
la
parola
mitica non è così irrazionale come si potrebbe pensare; ma anche in questo caso
l’ultima
parola spetta pur sempre al lògos.
Differenza
essenziale tra mýthos e lògos
Se,
come abbiamo detto, sia il mito sia il lògos sono parole di verità,
rimane da stabilire
qual
è la differenza essenziale tra la parola mitica e la parola “logica”. Il
termine mýthos è
connesso
al verbo mýein,
che significa chiudere gli occhi o la bocca. Forzando un po’ questa
connessione
potremmo dire che la parola mitica deve essere ascoltata con la bocca
e
gli occhi chiusi. Chi la riceve non deve preoccuparsi di verificare in prima
persona se
quanto
ha udito corrisponde o no a verità, né ha il diritto di riformularne il
contenuto con
parole
e schemi concettuali propri. Di fronte al mito si è dunque del tutto passivi.
Esattamente
opposto è il significato del lògos. Anche qui possiamo avvalerci
dell’etimologia:
il
termine lògos è in rapporto con il verbo lèghein, che significa
(tra le altre cose) anche raccogliere.
Chi
si attiene al lògos, di conseguenza, deve avere un atteggiamento
attivo verso
la
realtà, più o meno come quello di un “raccoglitore” di funghi: deve osservare
con
attenzione
un certo ambiente, percepirne le differenze, e raccogliere solo quello che gli
interessa.
Ed è ovvio che, per fare questo, deve tenere gli occhi ben aperti.
Il
procedimento del lògos
Che
cosa raccoglie chi esercita il lògos? Raccoglie le identità, le
somiglianze, i caratteri
comuni,
e su questa base formula concetti e teorie in cui la grande massa dei dati
particolari
viene inserita in categorie universali: come quando si dice, ad esempio, che
tutti
questi animali particolari (cani) appartengono alla stessa specie universale
(il cane).
Il
procedimento ora esposto costituisce l’asse portante su cui la filosofia e la
scienza
occidentali
hanno costruito il loro modo di ragionare e di argomentare. Per dimostrare
in
modo razionale che a un certo ente particolare x (ad esempio, Giovanni)
appartiene
la
qualità y (la capacità di ridere), si individua una classe generale di
oggetti z (gli uomini)
che
hanno tutti in comune il carattere y (la capacità di ridere), per poi
far vedere che
x (Giovanni)
è un caso particolare della classe universale z (gli uomini).
Questo
procedimento
è caratteristico di chi usa il lògos non solo perché chi lo esercita
compie
l’atto
di “raccogliere/riunire”, ma anche perché si serve del discorso e della parola
(che
costituiscono
un altro significato essenziale del termine lògos). Sia l’argomentazione
razionale,
sia le sue conclusioni, in effetti, si esprimono in una serie di proposizioni
articolate (lògoi), ordinate, e connesse tra
loro secondo ben precisi rapporti.
I luoghi della Filosofia
La
storia ellenica è anche una storia di migrazioni. Intorno al XII secolo a.C. ,
anche in seguito all’invasione dei Dori, nuclei consistenti di stirpi achee
migrano in Asia Minore, dando origine a tre regioni: l’Eolide a
nord, la Ionia al centro, la Doride a sud. Nei secoli VIII e VII
a.C. l’incremento demografico determina un altro massiccio esodo di Greci, la
cosiddetta seconda colonizzazione, guidata in Oriente dalla città
ionica di Mileto e dalla città dorica di Mègara. Questa colonizzazione porterà
alla fondazione di numerose città nella zona degli Stretti e del Mar Nero,
sulle coste della Magna Grecia, della Sicilia, della Francia, della Spagna,
dell’Africa settentrionale.
Riflessioni (di don Claudio Crescimanno)
Tutti i popoli, forse da sempre, analizzavano
i singoli fenomeni, i singoli fattori che influenzavano la loro vita, alle
volte con stupore e meraviglia altre volte con terrore e spavento e comunque
avevano una loro saggezza, una loro sapienza.
La
Filosofia dei greci invece non ha come scopo quello di
acquisire una saggezza o una sapienza, ma è una contemplazione meravigliata di tutti questi fenomeni insieme, una indagine intellettualmente rigorosa e
ragionata per scoprire la Verità. Questa verità viene cercata non
nell’analisi dei singoli fenomeni o problemi esistenziali, ma in una osservazione d’insieme, alla ricerca della causa ultima di tutte le cose.
Lo
stupore dei greci è lo stupore dell’uomo che scopre la realtà, come un bimbo
che fa le sue prime scoperte del mondo in cui è capitato. Lo stupore dei greci
è la scoperta che tutte le cose in fondo sono una cosa sola, essi non
considerano l’albero come albero, il sasso come sasso, il cane come il cane e
l’uomo come l’uomo, ma in quanto tutti questi sono, esistono e hanno qualcosa
in comune pur essendo diversissimi fra loro. Tutte queste cose hanno in comune
l’essere, l’esistere, mentre non c’è alcuna cosa in comune con il “non essere”.
L’esserci delle cose animate e non, è per i greci una meraviglia
incommensurabile che affascina e vuole essere capita e indagata.
Questa intuizione dà origine ad un
rapporto nuovo con le cose, con la natura e con gli esseri umani che
caratterizzerà per secoli la nostra cultura occidentale sviluppandosi sempre di
più fino a tutto il medioevo e sarà chiamata Filosofia realista. Filosofia che obbedisce all’intelligenza che
considera la realtà proprio perché c’è. Le cose si impongono perché ci sono.
Noi non fabbrichiamo la realtà ma è essa stessa che si impone a noi. Avverrà
poi qualcosa che farà credere ad un superamento di questa filosofia e ad un suo
abbandono, perché prevarranno le cose fabbricate (poiesis) dall’uomo e verrà data più importanza ad esse e non ci si
meraviglierà più di ciò che esiste, anzi lo si sottometterà alle ideologie che
mammano nasceranno e che decideranno di volta in volta cosa è vero e cosa è
falso, non sulla base della razionale indagine della Physis, ma sulla base del
potere che acquisteranno i sostenitori di queste ideologie.
Tutto
questo creerà grossi squilibri sociali ed esistenziali ai quali si cercherà di
porre rimedio con altre ideologie che rimpiazzeranno le prime e così via.
Mentre i papi non verranno ascoltati per poi accusarli di collusione con il potere.
In Appendice seguono articoli di approfondimento sui temi trattati, presenti solo nella dispensa del corso.
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